INTERNATIONAL CONFERENCE ON THROMBOSIS AND HEMOSTASIS ISSUES IN CANCER

Dall’8 al 10 Aprile 2016 si è tenuta a Bergamo, presso il Seminario vescovile di Città Alta, l’ottava edizione della “INTERNATIONAL CONFERENCE ON THROMBOSIS AND HEMOSTASIS ISSUES IN CANCER” (ICTHIC; sito web: www.icthic.com)”, ovvero della “Conferenza Internazionale sui problemi di trombosi ed emostasi nei pazienti con tumore”.

Lo scopo di questo importante convegno internazionale è quello di far incontrare e discutere i ricercatori e clinici sui recenti avanzamenti nel campo della patogenesi, prevenzione e trattamento delle complicanze trombotiche ed emorragiche nei pazienti affetti da tumore.

In questa edizione i partecipanti, provenienti da ogni parte del mondo, sono stati quasi 600 e hanno fortemente apprezzato gli aspetti scientifici che hanno stimolato alti livelli di discussione con gli oratori.

Gli organizzatori di questa conferenza sono:  Anna Falanga, Frederick R. Rickles, e Benjamin Brenner.

La dott.ssa Anna Falanga, è il Direttore del Servizio di Immunoematologia e Medicina Trasfusionale dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo presso cui afferisce il Centro Emostasi e Trombosi. La dott.ssa Falanga ha sostenuto la nascita di AIPA a Bergamo nel 1998, e da allora ne è stata il Responsabile Scientifico. Le abbiamo chiesto di parlarci un po’ del significato di questo importante convegno.

Dott.ssa Falanga è vero che nei pazienti con tumore vi è una maggior predisposizione alla trombosi?

La malattia trombotica venosa (TEV) è una complicanza frequente nei pazienti con tumore. Studi recenti hanno, infatti, dimostrato che nei malati di tumore il rischio di trombosi aumenta di 4-6 volte rispetto alla popolazione generale e che il verificarsi di un episodio di TEV in questi pazienti ne influenza negativamente la sopravvivenza. Il rischio di TEV è più alto nei primi mesi dopo la diagnosi di tumore e persiste per molti anni. Inoltre, il rischio è aumenta ulteriormente durante la chemioterapia antitumorale.

Tutti i tipi di tumore sono ad alto rischio di trombosi?

L’incidenza di TEV nei pazienti affetti da tumore varia in base al tipo e allo stadio. Per esempio, le frequenze più alte di TEV si osservano nei pazienti con tumore del pancreas, stomaco, cervello, reni, utero polmone e ovaio, soprattutto se la malattia è in uno stadio avanzato. Il tumore della mammella ha un’incidenza più bassa di trombosi rispetto ad altre neoplasie, soprattutto negli stadi iniziali. Tra i tumori ematologici sono il linfoma e il mieloma ad avere l’incidenza più elevata.

Cosa implica una trombosi in un paziente con tumore?

Le trombosi resta, dopo il tumore stesso, la seconda causa di morte nei pazienti oncologici, e ne peggiora, a volte drammaticamente, la qualità e l’aspettativa di vita. Lo sviluppo del TEV ha importanti risvolti sia sulla qualità di vita dei pazienti con cancro sia sulla loro prognosi, indipendentemente dallo stadio di malattia, dal trattamento e dalle condizioni cliniche.

Oltre ad avere un rischio maggiore di sviluppare una trombosi venosa o un’embolia polmonare, i pazienti neoplastici hanno anche un maggior rischio di avere recidive di trombosi e complicanze emorragiche durante la terapia anticoagulante (intrapresa per curare un episodio trombotico), rispetto ai pazienti senza tumore. La probabilità di essere ricoverati di nuovo entro 6 mesi dopo una trombosi è del 22% nei pazienti con tumore verso il 6,5% dei pazienti senza tumore. Questo ha naturalmente conseguenze anche dal punto di vista sociosanitario ed ha implicazioni sul costo globale della cura.

L’ associazione tra trombosi e tumore è una scoperta recente?

Il legame tra il tumore e la formazione di coaguli di sangue non è una novità, era già stato descritto nel 1865 dal medico francese Armand Trousseau che aveva scoperto come i due fenomeni apparentemente lontani, come la comparsa di un tumore e la formazione di coaguli, avessero qualcosa in comune, ma non era riuscito a spiegarlo in modo scientifico. Da allora sono stati fatti molti studi e negli ultimi anni questo pericoloso legame si sta delineando con sempre maggiore chiarezza, grazie anche ad un numero crescente di studi. Si tratta di un legame a doppio senso, in quanto, da una parte, nei pazienti con tumore aumenta il rischio di sviluppare una trombosi, cioè un fenomeno che porta all’occlusione di uno o più vasi sanguigni, soprattutto venosi. Dall’altra la crescita di un tumore e la formazione delle metastasi possono essere favorite dall’attivazione del processo della coagulazione e di quei meccanismi che portano alla trombosi.

Questi campi di ricerca sono letteralmente esplosi negli ultimi 10-15 anni, stimolando una necessità tra i ricercatori di confrontarsi e discutere di questi problemi. ICTHIC, nel corso degli anni, è diventata un’importante occasione per gli specialisti del settore per incontrarsi e fare il punto della situazione sugli aspetti più innovativi ed attuali. Quest’anno, in onore dei 15 anni della storia di ICTHIC, il Professor Frederick Rickles ha ricordato, durante una sessione speciale, alcune delle principali novità/scoperte nel campo di ricerca su trombosi e cancro, che nel corso di questi anni sono state lanciate per la prima volta proprio a ICTHIC: dalla scoperta di nuovi meccanismi dell’emostasi implicati nello sviluppo e progressione del cancro, fino alle attuali sperimentazioni cliniche con i nuovi farmaci anticoagulanti.

Cosa induce questa maggior predisposizione?

La patogenesi della trombosi nel cancro è complessa e comprende molteplici fattori, inclusi fattori generali, fattori legati alla risposta infiammatoria dell’organismo al tumore, e proprietà specifiche delle cellule tumorali. Queste ultime, infatti, rilasciano sostanze che inducono una inappropriata attivazione della coagulazione del sangue, favorendo la trombosi. E’ importante ricordare che, a sua volta, l’attivazione del sistema coagulativo agisce, viceversa, favorendo la crescita tumorale. Si innesca quindi un circolo vizioso in cui i meccanismi di trombosi contribuiscono ad aggravare la progressione della malattia. Obiettivo della ricerca scientifica è quello di spezzare questo circolo e, attraverso la comprensione di questi fenomeni, sviluppare strategie efficaci di prevenzione e terapia antitrombotica. Infine, colpire il sistema coagulativo potrebbe interrompere un meccanismo promotore della crescita e disseminazione tumorale.

Si può prevenire?

Nel paziente affetto da cancro le manifestazioni trombotiche sono molto diversificate, coinvolgendo sia il distretto venoso che quello arterioso e potendo talora esprimersi come gravi forme sistemiche. Il rischio di TEV nel paziente con cancro è un processo dinamico, e, come detto in precedenza, è più elevato alla diagnosi, durante la chemioterapia e in fase di progressione, mentre è minore in fase di remissione. La prevenzione del TEV nel paziente oncologico diventa quindi fondamentale per molte ragioni, tra le quali la difficoltà di gestire la terapia anticoagulante, una volta che la trombosi si è verificata, a causa del maggior rischio di provocare delle emorragia e della relativa inefficacia degli anticoagulati che aumenta il rischio di avere recidive della trombosi. Numerose linee guida per la prevenzione e il trattamento del TEV nel paziente oncologico sono state emanate da società scientifiche nazionali ed internazionali. Secondo le più recenti evidenze, nei pazienti con cancro la tromboprofilassi deve essere considerata in presenza di condizioni che aumentano il rischio trombotico, fra cui le procedure chirurgiche, l’immobilizzazione prolungata e la terapia antitumorale.

Leave a reply